Giardino Jacquard – Schio, 12 settembre 2021
Come avrebbe potuto chiamarsi un laboratorio di pittura ad acquerello organizzato per il Festival Conversazioni dal titolo “Futuribile”? Sono andata ad attingere nella letteratura futuribile per eccellenza: quella di Jules Verne (1828-1905), scrittore instancabile e inventore fantascientifico, che intitola così – Alla ventura – il capitolo 5 del suo “Ventimila leghe sotto i mari”. Al comando della fregata che solca i mari alla ricerca di un mostro marino il comandante incita i suoi uomini: “Gli occhi ben aperti! Gli occhi ben aperti … E li tennero aperti davvero”.
Ed è così che ci siamo dette fin da subito, ospiti di un giardino popolato da centinaia di piante, che ci osservano e ci ascoltano: occhi ben aperti! Perché la nostra sarà innanzittutto un’avventura dello sguardo.
Il Giardino Jacquard, creato come luogo di svago per i lavoratori dell’antistante Lanificio Rossi, è un omaggio all’inventore francese che, negli stessi anni in cui Jules Verne con i suoi romanzi inventava la fantascienza, perfezionò il telaio tessile rendendo possibili lavorazioni complesse e raffinate ottenute dall’intreccio di fili di colori diversi. Senza dubbio in questo luogo così ricco di forme e colori avrebbe trovato molti spunti creativi per le sue stoffe. Noi ci avviamo lungo il pendio, che di fatto costituisce il giardino, anche noi alla ricerca di idee da trasferire su carta acquerello. Per alcune di noi è un ritorno ai colori dopo una lunga pausa, per altre è il proseguo di un’attività quotidiana, per altre ancora la prima esperienza di pittura.
La prima tappa ci permette di osservare gli elementi caratteristici di questo luogo oltre alla vegetazione, la pietra, la roccia, l’architettura dipinta. In un’avventura che si rispetti il tempo non gioca a nostro a favore, non ne avremo molto a disposizione, e quindi senza troppe esitazioni: osservo, scelgo, dipingo. Per nulla intimoriti dal mostro dentato che fa capolino proprio di fronte a noi, scelto un punto di vista lavoriamo su piccoli formati di carta acquerello, provando ad impostare una composizione così detta a “S”, bagnato su asciutto, il disegno a matita è veloce e approssimativo, ma sufficiente per guidarci nella stesura dei colori ad acquerello utilizzati in modo istintivo: “alla ventura” significa lasciarsi andare. Concludiamo la prima tappa aggiungendo dove necessario tratti di penna nera a punta fine per definire alcuni degli elementi che abbiamo osservato. Lo stile grafico a cui ci riferiamo con questo primo lavoro è quello dei diari di viaggio, fatti solitamente di “appunti visivi” oltre che scritti, e ci sembra adatto per questa fase iniziale di ambientamento. Prima di andarcene aguzziamo la vista e realizziamo lo schizzo di uno dei fiori gialli che finora avevamo quasi ignorato.
Muovendoci verso la seconda tappa, raggiungiamo il punto più alto del giardino dal quale riusciamo a cogliere per intero lo spazio degradante fino alla cancellata d’ingresso, ma soprattutto ci accorgiamo delle parti architettoniche che non sono del tutto visibili dall’ingresso e che stiamo scoprendo un po’ alla volta: chi ha pensato questo luogo deve aver voluto concentrare in uno spazio urbano e limitato molte emozioni! Ci spostiamo sul lato destro del giardino rimanendo, per così dire, in quota: per la seconda tappa e il secondo acquerello “occhi ben aperti” su luci e ombre! Lavoriamo ancora su piccoli formati di carta acquerello, questa volta provando ad impostare una composizione così detta a “U”, bagnato su asciutto, il disegno a matita è essenziale e leggero, inizieremo con una lavatura sfumata di azzurro per poi procedere con lo studio dell’effetto luci e ombre sui lunghissimi tronchi d’alberi: sicuri che il colore delle cortecce sia il marrone? “Alla ventura” significa anche mettere in discussione le proprie convinzioni: in pittura la luce ha bisogno di toni caldi, l’ombra di tonalità fredde. Siamo solo alla seconda tappa e stiamo dipingendo!
Ci piacerebbe forse sostare ancora, ma dobbiamo proseguire: scendiamo facendo attenzione a dove mettiamo i piedi, e scopriamo strada facendo scale a chiocciola, grotte, piccoli anfratti e statue suggestive. Il punto di ritrovo per la terza tappa di questa esperienza è la vecchia serra: una volta custodiva orchidee oggi è vuota e ancora molto bella. La serra è posta al centro del giardino dove si incrociano l’asse verticale che unisce l’ingresso al belvedere più alto e l’asse orizzontale che divide idealmente la parte piana del giardino da quella sviluppata sul pendio. Prendiamo posizione al suo esterno per osservare i lavori fatti fin qui: vicini gli uni agli altri ci danno proprio l’idea di una conversazione. E dunque per concludere questa nostra “avventurosa chiaccherata” riprendiamo lo schizzo del fiore giallo fatto tre ore fa, durante la prima tappa, e passandolo di mano in mano condividiamo sui nostri schizzi pennellate, sguardi, attenzione, idee, dettagli e precisazioni generando un fiore nuovo e diverso da quello che ci saremmo immaginati, un fiore per così dire “futuribile”: magia delle conversazioni! Grazie per l’ospitalità Festival Conversazioni 2021!
3 commenti su ““Gli occhi ben aperti!””
anche solo dal racconto si respira la bellezza dell’esperienza! Immagino per chi la vissuta direttamente. compilimenti!!!!
Meravigliosa esperienza!!!! Il parco, il sole, il tempo dilatato, anzi un esperienza senza tempo!!!! Grazie Francesca per quello che mi hai donato…. Mi ha nutrito, spero in altri incontri futuri!!!
Grazie Francesca di nuovo per la bella esperienza. Bello questo resoconto delle emozioni dietro quell’esperienza. Quel giorno avevo pensato di riprendere a giocare con il mondo dei colori, ma ciò ancora resta soltanto un desiderio!